CALL CENTRU

Questo é un call center dislocato dall'ombelico d'Europa, affacciato sui palazzoni sferzati dai venti atlantici. É un call center in cazzeggio. Falha de sistema e erros de contactos…dovremmo chiamare centri logistici e magazzini di 4 paesi europei per recuperare materiali d'appoggio di una multinazionale ivi rimasti ad ammuffire.

Siamo tutti laureati, o con alle spalle esperienze di vita nomadi, a viaggiare e vivere l'altrove. Specializzati in niente, trasformati in precari in transito, lavoratori sottocosto. Emigrati dall'intellighentia, ci hanno assunto qui dove l'impresa, che ha contrattato l'impresa che ha contattato l'impresa che ci ha contrattato, ha "trovato la giusta misura tra qualità tecnologica e costo del lavoro".

Guadagnamo 2,33 euro/h, maturando 2 giorni di ferie al mese. Per lo meno non sto in uno di quei gabbiotti telefonici che sembrano delle mangiatoie. Ho dei vetri intorno a me, sovrastati da bandierine rudimentali di carta e paletti da spiedino che indicano i paesi per i quali ci hanno contrattato. Mentre il sistema cerca di adattarsi all'incompetenza umana e gli uomini si adattano ai limiti del sistema abbiamo anche tempo di scambiare due parole sulle nostre vite, di giocare a nomicittàcose, di leggere e non abbruttirci più di tanto.

Celia sta di spalle, trasferita nell'altra fila di caixotes, ha vissuto fino ai 16 anni in Sudafrica, poi é venuta qui, s'é innamorata d'un norvegese e l'ha seguito, ma non ha funzionato é s'é ne tornata a Lisbona. Paco, 29, lusoanglofono, carpentiere e barista, risponde alle telefonate e fa vignette dove l'oggetto del nostro commercio si trasforma in varie cose che minacciano o confortano i malcapitati omarini. Tania, 4 anni di studio a Londra, é triste e ne ha tutte le ragioni.  L'ultima con l'union flag davanti é Susanne, tedesca, naturale dello stato del Paraná in Brasile, ha imparato l'inglese in Mozambico, con i missionari canadesi. Ha un anno piú di me e due figli di 8 anni e 6 mesi. Penso a lei e mi chiedo di quali droghe si faccia il suo spirito guida. É davvero bellissima, rubiconda e tedesca, e solare e brasiliana.

Paul, ex handler dell'aeroporto che risponde in quell'idioma di cui io non so dire nulla, tranne coffee shop, regala caramelle festeggiando il suo compleanno.  La sua collega di lingua, mezza olandese e mezza polacca, é a casa ammalata.

Di fianco a me siede João, meno di trent'anni, un figlio di 5 e quasi tutta la zona euro nei suoi ricordi. Daniel, dall'altra parte é il più giovane. Dalla Sicilia a Lisbona per il Servizio Civile Europeo in un centro di appoggio ai migranti. Fà con me l'italiiano insieme a Thaysa e Rita.

Thaysa, che pure viene dal Brasile, dell'Italia ha la cittadinanza ereditata dai nonni paterni e la lingua in cui é stata alfabetizzata e che ha insegnato per vari anni a São Paulo.  Ha vissuto per qualche tempo a Cecina, per poi fare un po' avanti e indietro per l'Atlantico.

Rita é angolana, solo questa settimana ha ottenuto la carta d'identità portoghese. Ha 36 anni e un figlio di 11. In Angola lavorava all'ambasciata d'Italia. Una volta incinta é venuta qui, al seguito del suo compagno, portoghese che adesso lavora in Mozambico. Dopo la nascita di Bruno si é occupata per qualche anno della reception dell'Hotel Borghi, di un romagnolo che aveva cominciato la sua attività lungo il Tejo (Tago). Il luogo era così particolare che un freelance ci aveva scritto su un articolo pubblicato da Libero. Quando i nostri orari per caso coincidono torniamo assieme alle nostre suburbie adiacenti.

Nel gruppo di francese c'é Natalia, a cui penso che non andiamo tanto a genio. Sa il portoghese ma non parla mai con noi, facciamo troppo casino. Poi c'é Carlos, nato nella Repubblica Democratica del Congo, ex Zaire, ex Congo Belga. Ha una figlia della mia età che forse verrà a lavorare con noi tra qualche mese. Carlos é arrivato qui solo dopo l'introduzione dell'euro e dice che per questo non riesce ad avere un'idea reale dell'inflazione che stringe il collo al paese.

David si era candidato per l'inglese, ma il tempo passato ad Eurodisney, nei panni di MickeyMouse, lo ha fatto mettere in un altra fila. Poi ci sono le due Isabel, la più giovane deve avere qualche anno meno di me, vive a Cascais e come me entra un'ora dopo: siamo le ribelli delle 8. Dell'altra Isabel non so ancora molto. Ma domani voterá si al referendum contro la depenalizzazione dell'aborto fino alle 10 settimane di gestazione.

Qui l'aborto é ancora crimine. Nonostante abbia sentito opinioni volare nei caffé, queste opinioni sono ancora troppo poche e troppo leggere per farmi sentire sopra le parti. Ma non é di questo che voglio parlare, che se la sbrighino da soli. Io la mia cittadinanza non la cambio.

La prossima settimana, nel call center, il sistema funzionerà e probabilmente ci abbruttiremo un bel po'. La mia gola già scoppia.

Otto ore a parlare di niente. Nostalgia di mia figlia. Sempre la solita nostalgia stronza. 


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