Una giornata nel mondo

"Scrivere una storia intitolata Una giornata nel mondo. E così descrivere:

come sorga il sole sul Tibet, sul Sahara, su Firenze e su Lima;

come si sveglino i bambini, come si sveglino le donne, come si sveglino gli operai;

come si spanda l'odore del caffé, del té, delle uova strapazzate, del sangue di una gallina appena sgozzata, della kasava;

come vadano al lavoro i contadini; 

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ossa dal mare

I tuoi fratelli sono là sotto. Trasformati in 283 piccoli tritoni ciechi, dalle ossa corrotte dal sale e da una notte lunga dieci anni.

Buonanotte Italia, grazie per la collaborazione.

http://ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/04-Marzo-2007/art15.html

 

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al telefono con il nemico – CALL CENTRU ATTO III

Chi lavora per il nemico ha una voce normale, normalmente simpatica o altrettanto normalmente stupida; una voce che fa domande e non ascolta, che urla e chiede di urlare per coprire il lavorio di fondo: delle macchine, delle musichette a 12 toni. Di altre voci che continuano a urlare. 8 ore: risponde la piccola Nestlé della Valtellina, la FAO "may I help you?", la Compagnia delle Pelli in via Lega Lombarda, la Ferrari di Maranello, il negozietto che paga il pizzo, il signor Esposito e Brambilla che mi mandano affanculo appena metto giù. Caserma Ederle, American Police, via della Pace, Vicenza…La US Navy Station di Catania non risponde, morti tutti?

"State per essere collegati".

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la routine del call-center logistico

Nel mio gabbiotto semi aperto, metafora del mio cervello, la categoria semantica "magazziniere" sta entrando con le sue voci calde nella categoria dell' "erotico".

Che meraviglia!

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Fiori al Fiume

Siamo arrivati lì, dove sei stato pure tu. Il pomeriggio non sono riuscita a non piangere con la fiorista.

Dopo cena, mezz'alticci e stanchi, eravamo li a spartirci il mio gruzzolo piú colorato che profumato e il fiume ha preso a crescere, intrufolarsi tra le pietre e i rami arenati sul fondo del Belém. Era il mare grosso che mangia la costa o eri tu?

Ti ho lasciato i miei fiori dopo essermeli accarezzati sul viso, uno per volta, come la fiorista mi aveva detto di fare. Ti ho salutato forte. Sto meglio, ma non smetti di toccarmi dentro.

 

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Mi hai raccontato un giorno di questa canzone

 

"Ich bin nur in das Zimmer nebenan gegangen.
Ich bin ich, ihr seid ihr.
Das, was ich für dich war, bin ich immer noch.
Gib mir den Namen, den du mir immer gegeben hast.
Sprich mit
mir, wie du es immer getan hast.
Gebrauche nicht eine andere Lebensweise. Sei nicht feierlich oder traurig.
Lache weiterhin über das, worüber wir gemeinsam gelacht haben.
Ich bin nicht weit weg, ich bin nur auf der anderen Seite des Weges."

(Fritz Reuter)

"Sono solo andato nella stanza affianco. Io sono io e voi siete voi. Quello che sono stato per te, lo sono ancora. Dammi il nome che mi hai sempre dato. Parlami come hai sempre fatto. Non cambiare il tuo stile di vita. Non essere solenne o triste. Continua a ridere delle cose di cui ridevamo. Non sono lontano, sono solo sull'altro lato del cammino."

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grande alma

Ti ha trovato un tuo amico una settimana fa, nella vostra casa suppongo. Io l'ho saputo solo da due giorni. I colori del mondo non si sono sbiaditi, tutto fa pensare che tu sia ancora qui. Anche mia figlia ti ha sorriso e salutato mentre sei passato di qui. Non so effettivamente se te ne sei già andato via, Micha de mi alma.

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CALL CENTRU – ATTO II

Come immaginavo la II settimana di lavoro é davvero hard core, almeno per la mia gola e per l'atrofia cerebrale che la sta caratterizzando. Le pause non sono mai abbastanza e in diversi cominciano a chiedersi e chiedere circa la possibilità di ridurre le 8 ore ad un part-time.

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CALL CENTRU

Questo é un call center dislocato dall'ombelico d'Europa, affacciato sui palazzoni sferzati dai venti atlantici. É un call center in cazzeggio. Falha de sistema e erros de contactos…dovremmo chiamare centri logistici e magazzini di 4 paesi europei per recuperare materiali d'appoggio di una multinazionale ivi rimasti ad ammuffire.

Siamo tutti laureati, o con alle spalle esperienze di vita nomadi, a viaggiare e vivere l'altrove. Specializzati in niente, trasformati in precari in transito, lavoratori sottocosto. Emigrati dall'intellighentia, ci hanno assunto qui dove l'impresa, che ha contrattato l'impresa che ha contattato l'impresa che ci ha contrattato, ha "trovato la giusta misura tra qualità tecnologica e costo del lavoro".

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Il mio posto

Sono figlia di adozioni progressive che mi hanno portato sempre più lontana. Finirà?

Sento questo spazio stretto, castigato, soffocato, impedito. Inondato di una negatività che mi fa sentire peggiore.

Amo questo posto solo perché é il nostro. 

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