segnalibri psicologici. nuovi-vecchi frammenti

Il sig. astrologo di Internazionale, eccellentissimo R. Brenzny, mi propone di far qualcosa che avevo giá fatto, quando nel ’96 da Feltrinelli a Fe avevo comprato un segnalibro grigio, con una spirale bianca e una stella gialla, con questa poetico Nietsche:

"Solo chi ha il caos dentro di sé può generare una stella danzante".

Quel segnalibro andato perso, come tutti i segnalibri della mia vita. Quell’altro con l’orsetto che vedeva sciogliere e disintegrarsi il suo pupazzo di neve, con il nastrino verde, me lo aveva regalato papá, per il mio penultimo compleanno forse…é rimasto là, sul pavimento del SEF (Serviço Estrangeiros e Fronteiras) di Cascais caduto mentre leggevo "Gomorra" di Saviano, in attesa del mio certificato di residenza che avrei dovuto richiedere due anni prima . Quando sono tornata qualche giorno dopo, nuovamente per aspettare il maledetto foglio, che mi avrebbe permesso di lavorare, votare, essere considerata cittadina anche se italiana, avevo pure chiesto al segurança se lo avesse trovato…

Dopo un anno ho un lavoro del cazzo che non paga allo stato i miei diritti sociali: fabbrico contatti mail…ma nel fabbricare trovo un nuovo frammento, di tale António Gedeão che si chiede, nel mezzo di una poesia che in fin dei conti non vale la pena:

"As coisas belas,
as que deixam cicatrizes na memória dos homens,
por que motivo serão belas?
E belas, para quê?"
[Le cose belle/quelle che lasciano cicatrici nella memoria degli uomini/per quale motivo saranno belle?/E belle per che cosa?]

In quel che scrivo il filo sottile che lega le cose c’é…ma é molto molto molto sottile.

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fantasma color di foglia

A volte l'odio sotteso al mio essere un fantasma diventa piú intenso, palpabile, insopportabile. Sento normalmente mia questa faccia, tra le altre che ho (facile ai vicini appiattirmi su un piano mono-al-massimo-bidimensionale, comporta meno dispendio di energie emotive ed interpretative). Mi sento abitualmente un ologramma nella memoria di una collezione di persone a cui voglio un bene incondizionato, ma con cui mi metto nella condizione di essere/fare la tele-stronza, non essendoci in casa, sul voip, nella community, per e-mail e cazzi vari, o solo nello spirito giusto al momento del contatto. Non lo faccio apposta, dipende dalle circostanze, ma finisco per negarmi tout-court.

Difficile ai vicini rendersi conto, averne un'idea, dell'odio per la mia faccia trasparente ma color di foglia. Nel quotidiano dei vicini io non sono un fantasma, anzi il mio esserci puó anche diventare pesante. Ma i vicini ignorano, spesso per pigrizia. 

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hotel contact center

19 settembre »»

Sono affacciata alla finestra di un hotel,
direi di lusso, visto che non mi potrei mai permettere un hotel del
genere, nemmeno con il salario minimo, figuriamoci con il semplice
sussidio di trasporto+pasto che mi compete e per il quale nessuno mi ha
ancora contrattato. Ciononostante, questa é la chefa migliore
che sia mai capitata a governare il mio precariato, esclusi i tempi di
Radio Città dove non mi sentivo precaria ma, forse, freelance e il capo
era Lenin che campeggiava a pastello sul lato destro del portoncino di
quel seminterrato in via Masi a Bologna. Continue reading

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L’oroscopo di oggi

Vergine (23 agosto – 22 settembre)

Sei pronto a lasciarti alle spalle il passato, a rinunciare a ogni convinzione, a salutare una nuova innocenza e a ricominciare tutto da zero? Lo spero proprio, perché è quello che l'universo t'incoraggerà a fare. Eccoti qualche perla di saggezza per ispirarti:

1) "Non puoi sapere di cosa sei capace finché non provi a farlo", Colin Powell.

2) "Non sottovalutare mai il tuo potere di cambiare te stesso", H. Jackson Brown jr.

3) "Se la fortuna non bussa alla tua porta, costruiscile un portone", la mia amica Lucy Spinner.

4) "Dio ti richiama nel luogo in cui s'incontrano la tua più profonda felicità e la tua più insaziabile fame del mondo", Frederick Buechner.

da "Internazionale.it"

OHM!

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astio e astinenza

C***uando non ho nulla di cui lamentarmi difficilmente riesco a scrivere. Ció non significa che non abbia bisogno di ferie, di tornare in qualche luogo, di avere il mare davanti a me, sedermi su un tappeto di aghi di un pini marittimi. Raccogliere conchiglie e fotografare funghi che crescono all'ombra umida di qualche albero come fa Andrea.

Voglio svuotare i miei polmoni dall'astio e dall'astinenza, da tutto quello che penso che siano alcuni altri e io vorrei essere. Svuotare la terra del mio tempo che vi rimane sbriciolato e che ho bisogno di recuperare, come Pollicino, nel sottobosco, correndo tra felci e ortiche profumate, sperando che nessun Orcaccio mi mangi.

E voglio mangiare la mia piccola di baci e innamorarmi tutti i giorni, maledette briciole, sparse tra le ortiche…

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i denti, il marcio e il cervello. edit in due tempi

Come dicevo il mio cervello puzzerebbe di morto. Se a qualcuno venisse in
mente di segarmi il cranio quello che ci troverebbe dentro sarebbe puzza.
ogni lunedì di lavoro corre. telefonate ogni tre secondi.
l'archivio settimanale si consuma in pochi giorni, si straparla fino a diventare
blu, la lingua si sconnette dal cervello, batte contro i denti lo stesso
identico ritmo. pressa le parole "salve, sono Anna, chiamo per conto di ***,
vorrei parlare con la persona che si occupa dei ****" nella mia bocca,
nell'atrio aperto tra le mie orecchie.

Mi risuona, mi rintrona. Per fortuna
siamo bravi, piú bravi dei nostri capi e gli archivi hanno delle falle, pieni di buchi e zeri e le telefonate si esauriscono ad ondate. Vanno e vengono per criteri
economici di costi medi e marginali della telefonata per campagna, 3 a volte
4 campagne per settimana. Oggi é martedí é ho giá tempo di mandarmi un
e-mail che poi copiaincollerò sul blog, formattazione permettendo, computer
permettendo, tempo permettendo.

Oppure resterà come tanti scritti inutili, marciti in quaderni marci. come
lettere, scritte, mai finite, stoccate a prendere odore di biancheria nel posto piú intimo e mio, nel cassetto delle mutande. Magari un giorno le spedirò a qualche feticista.

Con tutti i permessi che devo richiedere alla vita non pubblico nulla da un
sacco. Pubblico inutili curriculum nei mailbox di mezza Lisbona. No reply.

Mia figlia ha cominciato a camminare e io non ho detto nulla sul suo
oscillare, prendere coraggio, prendere il via…correre e ballare. Domenica le ho tagliato i
capelli per la prima volta nella sua vita, non ho fatto uno scempio come ho
fatto di tutte le bambole a cui ho osato avvicinare le forbici durante
l'infanzia. adesso é una piccola paperina pettinata alla Amélie…É il mio
dolce la sera, prima del suo dormire.

Ora, mentre sto editando,  mi sedie in braccio, rincuccia la testa tra le tette, sbriciola il pane che le ho dato per tenerla buona e mi imbocca. Ha le tempie calde e le guancine fresche. La rimetto giù. Continuo ad editare cosa ho scritto ieri al lavoro.

La mia minuscola rivolta privata non é ancora cominciata, ma già bolle, sta
per saltarmi il coperchio. La mia rivoluzione mignon é stanca di essere messa a tacere dalla mia ragione, dai miei se e dai miei
ma, dal mio cercare di abbassare la fiamma sotto la pentola, mentre un'altra
fiamma lotta per tenersi forte e aggrapparsi a quel che viene, sempre tardi,
la sera.
Non c'é nulla di profondamente nuovo, é anche per questo che non pubblico,
poi mi si dice che il mio diario é un incitamento al suicidio di gruppo.
Ma poi insomma, devo pure continuare ad avere lo sfiatatoio dove riverso il mio fiaschetto di rabbia, amore mezzo espresso e lotta quotidiana, il remare contro, il dare
tutto e darci addosso. 

Chi si deve sacrificare é la donna? Perché é sempre stato così?
Questo é il paese dello status quo, quel poco che hanno amano lasciarlo
indisturbato, anche se sta cadendo a pezzi. Lisbona cade a pezzi, le case
vecchie traboccano di marcio e quelle nuove marciscono in fretta. I denti in
bocca alle persone marciscono e scompaiono nel pane che mangiano.

Mi prendono in giro se io con i denti sani vado dal dentista: lo spirto
guerrier
mi corre fuori, mi spintona l'anima e non mi lascia in pace…

La piccola strilla e io ritorno in me. Si strofina gli occhi di nuovo tra le mie tette. Corrono baci e carezze. 

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job-ileo

sono stanca di questo lavoro: la vecchia guardia, vecchia neanche 5 mesi, sta scomparendo. La maggior parte delle persone entrate con me sono state riassorbite dal mercato del lavoro estemporaneo o dal fannullismo socialmente utilizzabili. la mia pazienza marcisce qui. il mio cervello comincia a puzzare da morto. il tempo mi mangia il tempo. tic tac. tic tac. tic.

 

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Penetrazioni ferroviarie

Il treno che mi trasla di solito dalla periferia al centro, in modalità A/R, ha le finestre opache. 
Al momento della costruzione, sul lato
esterno dei vetri é stata posta una pellicola che lascia passare la
luce, ma non permette di vedere cosa sta fuori, per dove stiamo
passando, specialmente quando il sole é basso. Alcuni
finestrini fanno eccezione: qualcuno o qualcosa ha strappato o leso
parti del velo sugli occhi. Un velo di Maia, che quasi non permette a
nessuno di imbizzarrirsi. Fà di di noi cavalli amorfi, senza ricordi da
elaborare attraverso il paesaggio, comunque grigio, nell'urbe liminare.
Penetrazioni ferroviarie in una vagina non ancora adulta, ma invecchiata
precocemente da troppi parti di animalità postmoderne.
Bisogna chiudere gli occhi e concentrarsi per girare la pagina della
giornata trascorsa, decidere di andare avanti, o indetro. Un
concentrarsi necessario per sentirsi vivi anche se furibondi.

 

Ma oggi la buona notizia sono io, in prima pagina di un giornale senza prezzo, sotto i 4 anni di guerra in Iraq. Incredibile ma vero. Essere un po' il sole e la buona nuova.

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tutti uguali davanti alla frontiera

Aspetto cenando da sola le mie lenticchie rosse, sbucciate, con il riso, le spezie, la zucca, il porro e l'aglio. Aspetto, cenando da sola, l'ora di cena quando saremo due a tavola. E io lo guarderò mangiare da dietro il computer. Sono le 11 e mezza passate.  La 2 sta passando Lisboetas, documentario su genti d'altrove venute a Lisbona.

Odio tutto di questo documentario, che forse avrei plaudito ai tempi del cine Lumiéré di via Pietralata. Non svolazzavo piú per Bologna quando l'hanno trasferito dalla regia regione del Pratello.

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…aiglatson

Mi ero abituata alla tua mancanza, ma ora non riesco a pensare che tu non sia qui.

un film che per lui é quasi una fiaba, mi trascina a fare per Dunia una zuppa di lacrime e patate…

Niente. 

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